Il Duomo di Reggio Emilia che è anche Cattedrale. La Cattedrale è la chiesa principale di una Diocesi nella quale è presente la Cattedra del Vescovo, la sedia a forma di trono, che richiama al ruolo di guida pastorale del Vescovo. E’ la sua casa. Il Duomo è dedicato a Santa Maria Assunta. La storia di questo edificio è molto lunga e complessa, presenta una grande stratificazione di stili iniziando dall’epoca romana, per proseguire fino ai nostri anni. Abbiamo infatti notizie di un edificio ecclesiale dal VI secolo costruito su un palazzo romano del IV secolo.

Facciata
Dal 1245 – 50 venne rifatta grazie alla donazione del massaro Malaguzzi, cioè quella che noi vediamo nella parte al di sopra dei portali in marmo. La facciata in laterizio a capanna era interamente affrescata. (Al museo diocesano sono conservati i resti dell’affresco del Cristo pantocratore e di alcuni santi).
Il tiburio ottagonale quattrocentesco ospita la “Madonna dorata”. E’ la maggior statua in rame sbalzato e dorato del rinascimento italiano (alta 3,60 m) realizzata nel 1522 da Bartolomeo Spani orafo scultore e architetto (1468 – 1539), che raffigura una Madonna col Bambino Madre e Maestra (ha un libro in mano), con ai lati le figure dei coniugi Fiordibelli. A metà del ‘500 il capitolo incaricò lo scultore Prospero Clemente (nipote di Spani) di ricostruire una nuova facciata in marmo che non venne mai finita per mancanza di soldi. Il Clemente scolpì le statue di Adamo ed Eva sopra il portale principale, Crisante e Daria, Venerio e Gioconda copatroni di reggio, a fianco dei tre portali.
Queste figure sono il simbolo dell’amore di Dio al popolo reggiano: i santi patroni, la storia d’amore di Crisante e Daria, e la Madonna dorata alla quale è dedicata la Cattedrale.

Interno
La chiesa si presenta con una struttura a croce latina a tre navate col transetto che la interseca nella parte longitudinale. Le dodici cappelle disegnano il perimetro dell’edificio e la volta a botte del ‘400 indirizza lo sguardo di chi entra verso la pala della Madonna Assunta e l’altare. Nella navata di sinistra (dall’ingresso della chiesa), si possono vedere i resti dei capitelli tardo medievali rinvenuti durante i restauri del 2010 che reggevano il piano di calpestio dei matronei: lunghi corridoi che dalle navate laterali si affacciavano sulla navata centrale e permettevano alle donne di assistere alle funzioni religiose.
Transetto
Il transetto presenta alle sue estremità due splendidi teleri dipinti da Orazio Talami del 1682 che raffigurano la cacciata di Eliodoro dal tempio di Gerusalemme e Gesù che caccia i mercanti dal tempio. Fino al Concilio Vaticano II, queste grandi tele durante la quaresima venivano coperte da altre due di uguali dimensioni realizzate a grisaille (cioè quadri monocromatici) perché considerate scene non adatte nel contesto della Riforma Cattolica. Le tue tele a grisaille si trovano in ora in curia vescovile.
Sulla parete del transetto sono presenti quattro statue del Clemente destinate alla facciata che ritraggono San Massimo, San Prospero, Santa Caterina d’Alessandria, San Sebastiano.
Monumento funebre a Cherubino Sforzani (foto a lato)
Cherubino Sforzani famoso Orologiaio del 1500 nonché canonico del Duomo, prestò servizio per papa Clemente VII e l’imperatore Carlo V (l’epigrafe dice che in vita vinse molti premi per la sua bravura). La scultura non ritrae il defunto ma rappresenta una clessidra che ricorda il suo lavoro di orologiaio, l’idea dello scorrere del tempo e dell’eternità. Il tempo salvato da Cristo raffigurato nella statua posta alla sommità del complesso monumentale. Le altre due figure sono a sinistra la Chiesa e a destra una figura enigmatica forse attribuibile alla fede. Questo monumento scultoreo è anche il simbolo del lavoro artigianale, caratteristica del popolo reggiano.
Pulpito
Il pulpito venne realizzato da Francesco Fontanesi nel 1790. Le quattro elegantissime formelle furono eseguite nel 1508 da Bartolomeo Spani (Matteo con l’angelo, Marco col leone, Luca col bue, Giovanni con l’aquila), mentre il leggio in bronzo dorato è un’opera del 2011 dell’artista Hidetoshi Nagasawa e ha la forma delle ali di un’aquila; l’unico animale in grado di guardare fisso il sole senza accecarsi. Quest’opera è interessante perché è il segno della presenza di Cristo ora. Da una storia antica, i quattro evangelisti, la presenza di Cristo prosegue fino a noi oggi; è presente in chi proclama la parola, colui che guarda “la luce più grande”: Dio.
Cappella Fiordibelli
Questa cappella (la quarta dall’ingresso della chiesa nella navata di sinistra), eseguita dal 1624 circa, è dedicata ai coniugi Fiordibelli benefattori del Duomo nel ‘400. La pala d’altare raffigura la Madonna Assunta tra i santi Pietro e Girolamo eseguita dal Guercino nel 1626. Altri due dipinti sempre del Guercino (ora in Francia), ornavano la cappella: si tratta di una Visitazione e del Martirio dei Santi Giovanni e Paolo.
Cappella del Santissimo Sacramento
Nella Cappella del Santissimo Sacramento si erge un tempietto marmoreo, il tabernacolo, opera di straordinaria bellezza, unione di scultura e architettura. E’ un’opera del Clemente eseguita nel 1577 in marmo bianco di Carrara e rosso di Verona. Sulla porticina del tabernacolo, come anche sulle altre finte porte laterali, sono rappresentate scene che prefigurano l’Eucaristia. Nel piano superiore ai quattro angoli della struttura le figure di Noè, Abramo, Mosè, Giovanni Battista. In cima al tempietto la figura di Cristo risorto in bronzo, una delle opere più belle del Clemente, aggiunta successivamente. Nella parete sinistra della cappella è scolpita un’altra opera di Bartolomeo Spani del 1508: il monumento funebre al vescovo Bonfrancesco Arlotti. La postura del vescovo e l’intera composizione hanno le fattezze di un sarcofago romano, in riferimento al soggiorno nella capitale del vescovo e del suo rapporto con papa Clemente VII. Arlotti desiderava infatti riportare la bellezza e l’eccellenza artistica incontrata a Roma anche a Reggio. Il vescovo è ritratto mentre legge un libro, allusione alla sua grande cultura e al fatto che alla sua morte donò la sua biblioteca privata alla Cattedrale, quella che oggi è la Biblioteca Capitolare.
Cappella Rangone
Dedicata al vescovo Ugo Rangone, la cappella che si apre in corrispondenza dell’abside di destra prende il nome dal successore dell’Arlotti. Vescovo di origine modenese, Rangone fu una figura importante nel panorama reggiano del primo ‘500 per le sue abilità diplomatiche e umane nel periodo della lotta tra i guelfi e ghibellini. Nel bellissimo monumento funebre del Clemente è raffigurato come una figura imponente intento a leggere un libro (non si sa a cosa si riferisca) e a benedire. Il vescovo indossa un piviale decorato con scene della vita dei santi Pietro e Paolo. La figura poggia su un sarcofago in marmo rosso con ai lati due grossi putti che reggono i simboli vescovili: la mitra, il pastorale, l’elmo e lo stocco. Sul fondo della cappella c’è un splendido affresco quattrocentesco (non si conosce l’autore) raffigurante la Madonna del Parto, simbolo della maternità di Maria. In origine il dipinto copriva la seconda colonna della navata di destra per essere ben visibile all’ingresso della chiesa, poi venne staccato e messo nella posizione attuale. Sotto l’altare con l’affresco è riposto il corpo mummificato della Beata Giovanna Scopelli, morta nel 1491, alla cui iniziativa è legata la prima opera claustrale carmelitana a Reggio. Dotata di grande senso di penitenza e devozione a Maria, fondò il monastero di Santa Maria del Popolo. E’ l’esempio concreto di chi dà la vita a Cristo; la figura della beata Scopelli ci introduce concretamente nel significato del rendere gloria a Dio e alla Madonna.
Nelle nicchie agli angoli della cappella sono raffigurate le statue di quattro donne salvatrici dell’antico testamento prefigurazione di Maria: Giaele. Debora, Ester, Giuditta.
Cappella del Tesoro (o delle reliquie)
La Cappella del Tesoro o delle Reliquie è una cappella di epoca settecentesca (da piazza San Prospero corrisponde all’edificio verdastro all’esterno). E’ detta del tesoro perché contiene le reliquie di Santi e martiri reggiani, il vero tesoro della Cattedrale. Qui sono inoltre conservati la Cattedra e l’inginocchiatoio utilizzati da San Giovanni Paolo II durante la sua visita a Reggio nel 1989. Tra i più importanti reliquiari qui conservati ci sono i busti di Crisante e Daria dello Spani del 1533 in oro e argento sbalzati. Alla base dei busti sono scolpite finissime placchette cesellate che raffigurano scene della loro vita. Si può offrire la vita per la fede? Crisante e Daria l’hanno fatto.
Cappella Toschi
La cappella venne fatta costruire dal cardinale Domenico Toschi nel 1602 per la sua potenziale elezione al soglio pontificio del 1605. Importante per la sua personalità forte, uomo verace e reggiano poco incline alla diplomazia, egli non venne eletto papa per soli 3 voti. Uno di questi voti contrari fu quello di Federico Borromeo. Il cardinale commissionò la costruzione della cappella per ospitare le sue spoglie: la fece prefabbricare e preparare a Roma e infine spedì a Reggio tutte le parti compresi i marmi, il busto in travertino che lo ritrae, gli stucchi e le tele. Toschi incaricò i migliori pittori dell’epoca come il Cavalier d’Arpino (pittore principale di papa Clemente VIII e maestro di Caravaggio) il Pomarancio e il Passignano di dipingere scene della vita della Vergine. Del Cavalier d’Arpino è la Visitazione sullo sfondo, del Pomarancio la Natività della Vergine (lato sinistro della cappella), del Passignano l’Assunzione della Vergine (lato destro della cappella), l’Annunciazione e la Fuga in Egitto. Anche Toschi fu molto legato a Roma e a papa Clemente VIII, testimonianza di ciò sono i simboli della casata papale Aldobrandini nella cappella stessa. I preziosissimi marmi come gli intarsi e le colonne in alabastro, sono gli stessi presenti nella basilica di San Pietro a Roma .
Altare
Durante il restauro del 2010 venne sostituito l’altare del 1968 con quello attuale. Opera di Claudio Parmiggiani, è costituito da due blocchi di marmo di Carrara resti di materiale archeologico di epoca romana (su un lato è inciso il nome CAESAR). I due lastroni sovrapposti simboleggiano le figure di Crisante e Daria (sepolti sotto l’altare della cripta esattamente in corrispondenza di questo), separati da una lastra dorata simbolo di Dio e del loro martirio. Questo parallelismo si accosta a quello che richiama la forma stessa dei lastroni che ricordano il vello di un agnello, il sacrificio di Cristo. Crisante e Daria uniti alla passione di Gesù.
Coro
Nell’abside principale si apre un coro ligneo quattrocentesco perfettamente intarsiato e intagliato. Al centro c’è il badalone, grande leggio che sosteneva i libri corali che servivano alle preghiere e ai canti dei preti canonici.
Tela dell’Assunta
Pala d’altare che raffigura Maria Assunta in cielo e fa riferimento al titolo mariano al quale la Cattedrale è dedicata. E’ un’opera che Federico Zuccari dipinse nel 1600 circa. Presente in una chiesa di Correggio per diversi anni, venne successivamente inserita nella cornice del 1595 che in precedenza ospitava una tela di Annibale Carracci, raffigurante una Madonna col Bambino tra i santi Luca e Caterina D’Alessandria. Nell’800 quest’opera venne portata in Francia da Napoleone. La pala dell’Assunta rappresenta l’apice e il centro visivo del Duomo.
Cripta
La cripta è divisa in nove navatelle, tre cappelle e altrettanti absidi. Dopo i restauri sono tornati alla luce i capitelli del ‘400 e in parte di riuso di epoca medievale.
Sotto l’altare il reliquiario coi resti di Crisante e Daria donati al vescovo Adelardo dal re Berengario II nel 946 circa d. C. Il restauro è stata l’occasione per riesaminare i resti dei santi al carbonio 14, che ha accertato la loro appartenenza ai corpi di un ragazzo e una ragazza del III secolo. Anche la terra che ricopriva i corpi è la stessa delle catacombe romane. Non tutti gli esami scientifici attribuiscono l’appartenenza delle ossa ai corpi dei due santi: è la fede di ognuno ad avere l’ultima parola.
La cappella sud coperta da affreschi del ‘900 che decorano le volte, ricorda i caduti della prima guerra mondiale; sulle pareti invece, gli affreschi quattrocenteschi sono coperti da pannelli per volere della soprintendenza ai beni culturali.
Nella parte ovest i restauri hanno riportato alla luce i resti dei due accessi che in epoca medievale collegavano la navata centrale alla cripta.
La cappella nord è dedicata alla sepoltura dei vescovi reggiani e la loro successione nel corso dei secoli in tutta la diocesi, elencata nei pannelli a fianco delle statue di Crisante e Daria dello Spani risalenti al 1513.
La cripta riporta in luce la storia antichissima della Cattedrale attraverso il ritrovamento di una parte del mosaico romano del V secolo al di sotto della Cattedrale. Il mosaico in origine di enormi dimensioni del quale è stato rinvenuto una piccola parte a motivi geometrici, testimonia la presenza di una domus romana appartenuta ad una persona di alto rango in quest’area, ora occupata dal Duomo.
E’ evidente che sia le sculture che i dipinti, o la forma stessa dell’edificio, raccontino la fede di un popolo da sempre in rapporto con Dio e la Madonna. Le opere intendono veicolare un significato ben preciso e parlano anche a noi oggi.