Palazzo Canonici e Battistero

Il Palazzo dei Canonici sorge nel cuore di Reggio Emilia, compreso tra il Duomo, Palazzo Vescovile, piazza Prampolini, via Toschi, piazza San Prospero e Broletto. Fu eretto nel 1445 da Antonio Casotti, mentre la facciata su piazza è del 1786, opera di Francesco Fontanesi. Presenta quattro ordini di aperture, con negozi al pian terreno e finestre architravate, regolarmente distribuite, ai livelli superiori.   Interiormente, sul passaggio di Broletto, al di sopra dei negozi, un elegante loggiato di gusto quattrocentesco con archi a tutto sesto poggianti su colonne a sezione ottagonale, in parte binate, con capitelli in arenaria.

Un palazzo, una storia, una vita, una fede.

Esistevano già costruzioni basse, sempre per i canonici, documentate già dall’ 850, poi dalla seconda metà del XIV° secolo la sede Vescovile fu spostata fuori le mura per problemi di sicurezza. È Bonfrancesco Arlotti (Vescovo di Reggio dal 1477 al 1508) che riporta qui dopo cento anni la sede Vescovile, favorendo la presenza di sacerdoti in chiesa e al servizio del popolo. È per questo che modifica, costruisce e fa abitare il palazzo. Un edificio con uno stile architettonico e un metodo di costruzione non fine a sè stesso, ma che rimanda al motivo per cui furono messi in opera quei mattoni e quelle pietre. Per una presenza stabile, culturale e caritatevole della Chiesa, che avveniva anche attraverso il palazzo e i suoi abitanti: i canonici.

Ma chi sono i canonici? Erano sacerdoti che curavano e ancora lo fanno i vari servizi della chiesa. Erano presenti nei centri più importanti come Reggio città, Guastalla, Correggio, Rubiera… In cattedrale sono arrivati ad essere presenti fino a 18 sacerdoti. C’era il canonico teologo, colui che faceva le prediche nelle festività più grandi, il canonico maestro, colui che insegnava ai chierici. Il canonico amministratore che si occupava del sostentamento economico e della gestione dei beni della Cattedrale. C’era il canonico che si occupava del coro e dei canti. Il bellissimo coro ligneo dietro l’abside della Cattedrale era riservato a loro. Vi si ritrovavano per pregare e cantare insieme, per attirare sulla città le grazie di Dio. Con i canonici c’era un servizio ampio alla chiesa e alla città ed erano anche i consiglieri del Vescovo.

Saliamo ai piedi della Madonna dorata: la più grande esistente costruita con questa tecnica di rame sbalzato e dorato, è alta 3,60 metri. Creata da Bartolomeo Spani, autore del monumento funebre dell’Arlotti nella cappella del Santissimo. Zio di Prospero Sogari detto il Clemente, autore di varie opere e allievo di Michelangelo. Ai lati della Madonna i coniugi Fiordibelli, due grandi benefattori della Cattedrale e ritratti in ginocchio di fianco alla Madonna dorata. Nella Cattedrale c’è una cappella a loro dedicata con un dipinto della Madonna Assunta del Guercino. Ma la più grande benefattrice è la Madonna stessa. Posta in alto, visibile da tutti, pronta ad accogliere le suppliche di ciascuno. Questa in ogni caso, anche per chi non crede, è stata l’intenzione paterna del vescovo Arlotti.

Torre campanaria: ci sono 7 campane, grandi e piccole, dedicate a vari santi. Scandivano i tempi della giornata, quelli del lavoro e quelli della preghiera. Favorivano nei fatti l’unità della vita civile e religiosa, propria dei tempi. Annunciavano le messe, i battesimi e i funerali. Avvisavano di pericoli e chiamavano a raccolta i cittadini. Erano i notiziari dell’epoca e contribuivano all’unità della città. Ancora oggi si usa la parola campanilismo per significare una appartenenza.

Biblioteca Capitolare: le prime notizie sulla sua esistenza risalgono al 1038. Tuttavia ha iniziato ad allargarsi e a essere aperta alla consultazione nel 1508 con la donazione della grande e importante biblioteca personale del Vescovo Bonfrancesco Arlotti. Continuerà ad aumentare il numero dei volumi nei secoli successivi con altri lasciti, come ad esempio quello dell’arciprete della Cattedrale Leone Tondelli (1883-1953), scopritore di una delle tre copie esistenti del Liber Figurarum (XIII° secolo) dell’abate Gioacchino da Fiore, custodito oggi al Museo Diocesano.

Alla fine dei lavori di restauro, ancora in corso, la biblioteca ospiterà 10.000 volumi antichi, di cui 5000 cinquecentine, alcuni incunaboli e diversi manoscritti. Avrà anche una sala di studio e ricerca e una sala incontri con 50 posti a sedere aperta alla città.

Significativi interventi di restauro del Palazzo dei Canonici sono quelli realizzati nell’ultimo quarto del Settecento, quando Giuseppe Barlaam Vergnani realizza la nuova Biblioteca del Capitolo sul fronte ovest (prospiciente piazza Prampolini), ristrutturando gli spazi residenziali e intervenendo anche sul loggiato quattrocentesco (1782). Tre anni dopo, lo stesso Vergnani, ma in veste di appaltatore dei lavori, realizza la facciata (più pittorica che architettonica) disegnata da Francesco Fontanesi. L’ultimo intervento di restauro si data al 1917 per opera di Riccardo Secchi.   Interventi di consolidamento nel Palazzo dei Canonici sono stati eseguiti nei primi anni ’70 del XX secolo e a seguito degli eventi sismici del 1996-2000.

Il Battistero o chiesa di San Giovanni fu edificato nel 1039 dal Vescovo Sigifredo II, appoggiandosi sui resti di un edificio romano, come hanno evidenziato gli scavi del restauro del 1990. Il Battistero all’inizio sorgeva isolato tra la Cattedrale e il Palazzo del Capitano del Popolo, ma tra il 1477 e il 1481 venne inglobato in un unico corpo di fabbrica dai lavori voluti dal Vescovo Arlotti per la costruzione del Palazzo Vescovile. Al seguito di questi lavori la pianta dell’edificio fu ridotta a un T, rispetto alla forma originale a croce greca. Il dipinto del Battesimo di Cristo di Francesco Caprioli e di Cesare Cesariano, eseguito nel 1493, vuole proprio ricreare attraverso una illusione ottica l’effetto originale di croce greca. È questo uno dei primi esempi di prospettiva.

L’altro dipinto presente è di Alessandro Tiarini, grande pittore bolognese del ‘600, attivo anche alla Basilica della Ghiara. La Madonna con Bambino del soffitto è, opera più recente, del restauro del 1878. Sempre durante questo restauro sono stati aggiunti alla facciata il timpano ad archetti e i due pinnacoli.

Nel pinnacolo di sinistra sono visibili le antiche scanalature che rappresentavano la misura della pertica reggiana 3,84 mt. e del braccio 0,64 mt. Da qui il motto degli antichi commercianti della piazza: San Giovanni fa vedere gli inganni.

Sopra il bellissimo architrave del portale di ingresso, risalta una scultura, originariamente dipinta, con il Battesimo di Gesù e la scritta: chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvo. B. Arlotti Vescovo Reggiano.

All’interno il fonte battesimale del 1494, in un unico blocco di marmo rosso veronese, scelto proprio per avere alla base un altro colore dovuto alla venatura diversa. Il candelabro marmoreo non faceva parte della fonte ed è uguale a un candelabro disegnato dal Bramante.

Quasi tutti i reggiani sono stati battezzati fino agli inizi del novecento in questo edificio. Per questo il Battistero oltre a una funzione religiosa ha avuto in passato anche una funzione civile e storica. Tutti i documenti relativi sono conservati all’archivio storico diocesano. (G.F.)

DOVE SI TROVA IL PALAZZO CANONICI E BATTISTERO