Presepi, Storie e personaggi

RIFLESSIONI SU SAN GIUSEPPE

I Vangeli parlano soprattutto di Gesù e riportano qualcosa su sua madre Maria ma tacciono quasi del tutto su Giuseppe, compresa la notizia della sua morte. Sarebbe dunque un santo di second’ordine?
Niente affatto: è uno dei santi più importanti e più caritatevoli; come notava san Paolo, la carità è paziente, non si gonfia e non cerca il proprio interesse. Gesù stesso disapprovava il modo farisaico di pregare e fare opere di bene mettendosi in mostra perché tutti vedessero, predicando dall’alto della propria supposta superiorità morale.I social sono un’invenzione recente, ma queste tendenze umane esistono da quando è comparso l’uomo e sono una cattiva compagnia da cui Gesù ci mette in guardia.

Che cosa c’è di più opposto a questo modo di agire che la discrezione silenziosa di San Giuseppe? Già in vita, quasi sicuramente, ebbe a subire scherno e pettegolezzi davanti e dietro le spalle, ma non si lamentò e non permise a questo né al proprio lavoro di fargli venire meno al proprio compito: essere un padre, badare a Maria e al piccolo Gesù e mantenerli.

Ma Gesù aveva davvero bisogno di lui? In un’epoca priva di alimenti per neonati, aveva bisogno del seno materno (o almeno di una balia) per sopravvivere nei primi anni ed è evidente che volesse molto bene a Maria – le penultime parole sulla croce sono rivolte al discepolo perché se ne prendesse cura dopo la sua morte – ma che bisogno aveva di un padre quando era figlio del Padre?

E se in realtà Gesù, come necessitava di respirare e sentiva il bisogno di una madre, non avesse voluto negarsi il bisogno altrettanto umano di un padre?

L’assenza di una buona figura paterna ha un impatto molto negativo sulla vita delle persone, è una domanda che se rimane senza risposta può lasciare ferite profonde. Un padre è quasi una scorta, assieme alla madre accompagna i primi passi nel mondo, insegna al figlio a camminare, andare in bicicletta e tantissimo altro. Educa senza imporre, ama senza trattenere né possedere, come fece san Giuseppe che non esitò a estendere questa sublime forma di carità a Gesù nonostante la mancanza di legami di sangue, in un’epoca e luogo dove questi ultimi avevano un’importanza capitale.

È triste pensare come questa grande opera di bontà gli sia costata dolori, fatiche e derisioni anche dopo la morte. Compiere gesti di questo tipo senza mettersi in mostra e credersi migliori degli altri è proprio dei santi, difatti la devozione a lui non è mai scomparsa, occupa un trono in Paradiso ed è facile immaginare che fu una delle prime anime che Gesù liberò dal limbo. La carità non morirà mai, come testimonia di nuovo san Paolo.

Questo modo di pensare e agire sembra lontanissimo da noi, quasi irrealizzabile, una favola e niente di più. Il male fa molto rumore e riempie le pagine di cronaca nera, mentre il bene agisce in silenzio e viene segnato nel Libro della vita. I buoni padri non fanno chiasso né notizia ma esistono e operano al meglio delle proprie possibilità per sostenere la famiglia, correggere chi, come e quando serve e accogliere la vita, anche quando non la capiscono o non è come la vorrebbero.

Trattano con carità e rispetto i figli e il prossimo anche quando pensano (a torto o a ragione) che essi sbaglino; riconoscere la dignità umana non significa disconoscere, ignorare o tacere la verità.

Gesù, davanti all’adultera, non le disse che il suo non era un peccato, né espresse odio contro chi voleva lapidarla, bensì “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, invitando chi la condannava ad abbandonare le armi e realizzare che siamo tutti peccatori e dicendole che il suo peccato le era perdonato, non la definiva interamente, non la privava della sua dignità umana né della possibilità (anzi del dovere) di migliorarsi. Non inchiodare le persone ai loro torti, difetti e peccati come se fossero soltanto le proprie brutture: questo significa “non giudicare”.

Gesù incarnava l’Amore e la Verità e da allora chi si dice cristiano deve sforzarsi di tenerle unite perché vanno insieme.

È difficile immaginare che san Giuseppe la pensasse diversamente.

Gioia Colli